STORIE ARTIGIANE: LA VITA DI VICTORIA FRA VIAGGI, CERAMICHE E LOTTA FEMMINISTA

STORIE ARTIGIANE: LA VITA DI VICTORIA FRA VIAGGI, CERAMICHE E LOTTA FEMMINISTA

Un delicato accento francese, che cela una sana predisposizione al viaggio e alla scoperta.

Quella di Victoria Ferraro Vidal è una storia che si ama ascoltare, perché ricca di tutto ciò che si può guadagnare spostandosi da un luogo all’altro alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Così, è arrivata in Italia e insieme alla sua famiglia si è stabilita a Bassano del Grappa, dove ha imparato una nuova lingua e si è innamorata perdutamente della ceramica.

 

Dalla Francia a Bassano del Grappa, sembra un bel cambiamento, qual è stato il tuo percorso?

Sono nata in Provenza, in un paesino piccolo e sconosciuto, se non ai francesi che lo attraversano per raggiungere il mare. Si chiama Montélimar (Drôme Provençale) e lì vive ancora la mia famiglia.

In realtà ho vissuto in diverse città della Francia, da Parigi a Marsiglia, fino a Nîmes e Lione; io e mio marito volevamo viaggiare per scoprire nuovi posti e trovarne uno che ci piacesse più degli altri.

Nel 2017 abbiamo deciso di cogliere un’opportunità lavorativa che si è presentata per mio marito in Italia, suo paese d’origine sebbene sia nato in Francia, così abbiamo scelto di trasferirci insieme alle nostre due bambine, per immergerci in una nuova cultura a cui ci siamo sempre sentiti legati.

 

 

Nei tuoi social scrivi i contenuti in francese e in italiano, cosa ti ha aiutato a familiarizzare con una nuova lingua?

Per un anno ho studiato grazie a Gruppo 8 Marzo Onlus, un’associazione no-profit che aiuta le donne straniere ad ambientarsi.

Frequentavo i corsi due volte a settimana, ma anche avere le bambine è stato d’aiuto, perché in qualche modo devi arrangiarti, anche solo per parlare con le maestre.

Io mi sono buttata, così ovunque vada mi faccio capire, perché a me parlare piace moltissimo.

 

Com’è nato l’amore per la ceramica?

Ho cominciato per caso, portando le mie bambine a un corso. Mi sono detta: “Mi piacerebbe provare”, così mi sono fatta un regalo per Natale e ho iniziato.

Dal corso base ne ho seguiti altri, finché ho capito che volevo imparare molto di più. La mia insegnante mi ha invitata a frequentare un corso di quattro mesi, nei quali il laboratorio era aperto quasi tutti i giorni, praticamente tutto il giorno. Da quel momento non mi sono più fermata.

Importantissimo è stato anche il corso al Liceo Artistico di Nove – conosciuta nel mondo come “Città della ceramica” – e il tirocinio in un’azienda artigianale del territorio.

Alla fine del percorso ho affittato una stanza e l’ho trasformata nel mio laboratorio.

 

 

Quali sono gli strumenti del mestiere e come funziona il processo creativo?

Per lavorare mi servono l’acqua, il tornio, il grembiule e le mani. Non parto mai dal disegno, io mi butto e - se riesce - bene, altrimenti ricomincio. Però mi piace molto scrivere: mi appunto quali lavori devo realizzare e con quanta terra, o come dovrebbe risultare l’oggetto alla fine e le sue dimensioni.

 

Il laboratorio è aperto al pubblico?

No, però partecipo spesso ai mercatini. Durante il lockdown ho aperto il sito online e funziona, ma a me piace il contatto con la gente.

Mi piace spiegare alle persone gli oggetti in esposizione e farglieli toccare, perché la ceramica va toccata: se ne deve sentire il peso, la texture. Di una tazza, ad esempio, bisogna capire se ci si sente a proprio agio con la forma del manico. Il tatto è importantissimo.

 

 

I tuoi lavori hanno una personalità intensa e ben definita, con una forte componente femminile. Cosa dovremmo leggervi fra le righe?

Per me quello del femminismo è un tema molto importante: sono una donna, sono madre di due figlie femmine e nel mio settore ho scoperto esserci una forte predominanza maschile, forse un po’ “antiquata”.

La lotta femminista e la sorellanza sono due temi fondamentali per me, per questo trovano quotidianamente spazio nel mio lavoro.

Essere una donna nel mondo attuale – in senso assoluto, ma anche nel settore specifico della ceramica – non è facile, per questo io voglio insegnare alle mie bambine fin da adesso che se vogliono fare qualcosa la possono fare, le donne possono fare tutto. Se non ci crediamo noi, però, nessuno lo farà al posto nostro.

 

Quando entri nel tuo laboratorio quali sono gli oggetti che preferisci realizzare?

Vasi e tazze. I primi perché mi piacciono tantissimo le piante e i fiori, infatti casa mia ne è piena. Le tazze le amo, sia con il manico che senza, anche se ormai ho imparato che le persone le preferiscono con il manico.

Però, pensandoci, la tazza è un cilindro e finché non le metti il manico può contenere davvero di tutto. Preferisco non dare nomi agli oggetti e lasciare che sia la creatività dei miei clienti ad attribuirgli un ruolo.

 

 

La storia di Victoria insegna che affrontare la vita senza troppe paure e preconcetti può aiutarci a conoscerci davvero; a scoprire passioni che già erano dentro di noi, in attesa di trovare solo il tempo e il luogo per esplodere.

 

Foto di Ohlalaceramica - Victoria indossa il modello Split-leg Apron variante Olive

 

Dove puoi seguire Victoria.

Nel suo shop online - a

Nei suoi canali social, per rimanere sempre aggiornato.

IG - https://www.instagram.com/ohlalaceramica/

FB - https://www.facebook.com/Ohlala-Ceramica-112157820973657

 

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